E se il computer componibile fosse arrivato alla fine?

All’inizio dell’epoca d’oro dell’home computing, esattamente 30 anni fa nei vecchi anni ’80, il mercato informatico era dominato dai cosiddetti computer da televisione. Computer completi pre-assemblati da collegare alla TV che stregarono le prime generazioni degli informatici moderni. Il mondo era già abituato ad avere dispositivi elettronici collegati alle proprie TV, le prime pong console così come le prime arcade console generiche (vedi l’Atari 2600) giravano già da qualche anno e gli abitanti di america ed europa avevano già sperimentato questo embrione di informatica nella vita quotidiana. Tuttavia era la prima volta che venivano diffusi dispositivi che non si limitavano a giocare ma erano completamente programmabili.

Io sono un po’ troppo giovane per ricordarli ma nonostante ciò è impossibile non pensare a gioielli quali lo ZX Spectrum e il Commodore 64. Qualunque appassionato di informatica abbia vissuto la propria adolescenza in quell’epoca non potrà che essere legato a doppio filo a quei prodotti. Attorno a questi prodotti si creò una fitta comunità di appassionati e di riviste specializzate, pieni di codice, abbozzi di programmi e novità tutte dedicate alla propria piattaforma preferita. La piattaforma hardware diventava il minimo comune multiplo di comunità di utenti e sviluppatori, la certezza sulla quale fondare le proprie creazioni.

Poi arrivarono i primi computer componibili che mise fine a questa era. Il loro avvento è stato subito salutato come una liberazione. Finalmente non si era più vincolati ad un piccolo insieme di configurazioni hardware ma ognuno poteva assemblarsi il proprio PC partendo dai componenti che desiderava. Finalmente l’informatica aveva raggiunto un livello di standardizzazione da permettere ai vari componenti hardware di essere completamente interscambiabili fra loro (nei limiti del possibile e delle compatibilità, ovviamente).

Questa situazione è andata avanti dagli anni 90 fino ai giorni d’oggi senza vacillare diventando oramai una consuetudine fra informatici e non.

Oggi però credo sia necessario soffermarsi un po’ su questo punto. E se il computer componibile fosse arrivato alla fine della sua era? Cambiamenti di questa portata arrivano sempre un po’ all’improvviso e una volta arrivati appaiono come se fossero sempre stati inevitabili. Potrebbe essere questo il caso dei computer assemblabili? Facciamo un po’ di considerazioni.

Se ci facciamo caso forse è già successo. L’avvento dei tablet e degli smartphone ripropongono in un’altra forma il modello degli home computer. Forse non per scelta ma per la necessità di dover integrare tanto hardware in un dispositivo facilmente maneggiabile. Eppure quando parliamo di tablet e e smartphone non ci riferiamo mai alle componenti interne che monta bensì al loro modello. E se questi, come si crede, saranno il futuro dell’informatica di massa, la scelta del singolo componente, anomalia del mercato desktop degli ultimi vent’anni è già destinata a scomparire.

È questo un vero problema? Io credo di no. I problemi principali sono sempre stati due: affidabilità e standardizzazione. C’è una difficoltà oggettiva da parte dei produttori hardware e software a gestire ogni possibile permutazione di componenti, è difficile per il supporto tecnico tenere in considerazione tutte queste variabili, è difficile per gli sviluppatori software garantire degli standard di qualità e prestazioni per macchine infinitamente diverse. Insomma, la possibilità di comporre hardware a piacimento ha introdotto una complessità sia per i fornitori che per gli utenti che probabilmente non è stata bilanciata (o almeno non lo è più) da effettivi vantaggi. Bisogna quindi tornare a chiedersi se non sia giunto il momento di abbandonare questa strada.

Ma se questo appare quasi scontato dal punto di vista dell’utente medio come la mettiamo per i geek e gli hacker abituati a montarsi il computer da se? In realtà anche per il lato nerd dell’informatica in questi anni assistiamo ad una certa nostalgia. Progetti come il Raspberry Pi sono concettualmente più vicini al C-64 che non ai computer moderni: hardware integrato e costante, possibilità di integrazione con la TV e una fitta comunità di appassionati sono solo alcuni dei segnali che ricordano le vecchie glorie del passato. Senza contare che è disponibile un emulatore dello ZX Spectrum per Raspberry PI già da qualche tempo. 🙂

Vale ancora la pena aumentare la complessità di un sistema informatico per favorire una personalizzazione che sembra non essere richiesta (e anzi, essere temuta) dagli utilizzatori finali dell’informatica? Non è forse il caso di semplificare la scelta hardware in favore di una maggiore quantità di accessori, di applicazioni più efficienti e stabili (perché testate su tutte le configurazioni hardware che contano) e un miglior supporto tecnico?

La risposta non è semplice ora, forse fra qualche anno ci parrà di averla avuta sempre sotto il naso eppure adesso tutto sembra così fumoso.

2 comments on “E se il computer componibile fosse arrivato alla fine?

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  2. Ciao
    il link !un emulatore dello ZX Spectrum per Raspberry PI ” porta ad una 404
    inoltre avviso che google reader ha problemi con la formattazione del feed. non divide i paragrafi
    ciaoo