Interrompiamo per un attimo la guida sulla programmazione generale perchè arrivato a quota 10 c’è il bisogno di rivedere, correggere e ampliare il lavoro svolto finora (e rilascerà anche una versione in .pdf cosi da tenere i vostri 10 capitoli in un formato più consultabile).
Affronteremo uno dei programmi più versatili per la programmazione da tenere sempre sottomano per ogni evenienza. Ovvero il super-famoso Vi/Vim.
Non cominceremo però spiegando come funziona, ma di configurarlo in un modo che io trovo ottimale per la programmazione. In questo modo vedrete subito che non si tratta di un semplice editor da linea di comando.
Innanzitutto: perchè dovrei utilizzare Vim quando ho a disposizione editor come gedit, kate e simili?
Le motivazioni principali sono:
- Vim necessita di maggior tempo di apprendimento, non è intuitivo come gli altri e necessita di pratica. Ma se ben padroneggiato è decisamente più veloce e pratico di qualunque altro editor.
- Vim è uno di quegli editor che sono sicuramente a disposizione nel caso vi troviate a che fare con ambienti unix senza serverX attivato oppure quando al vostro GNU/Linux per qualche motivo non parte il server grafico.
Quindi almeno le basi è utile conoscerle per i casi di emergenza.
Iniziamo subito a configurarlo. Tutte le configurazioni che vi dirò possono essere messe a mano ma è decisamente scomodo impostarle tutte ogni volta che si apre vim.
Per ovviare a questo dobbiamo creare un file di nome .vimrc all’interno della nostra cartella Home. All’interno di questo file scriveremo le nostre configurazioni.
Prima configurazione essenziale è syntax on. Grazie a questo comando vim leggerà l’estenzione del file e evidenzierà la sintassi del linguaggio. Per esempio i file .c avranno la sintassi C evidenziata, i file .py avranno evidenziata la sintassi python e cosi via.
Secondo comando da mettere nel file: set number. Questo comando metterà sul margine sinistro i comodi numeri di linea utilissimi per individuare errori di compilazione all’interno del listato di codice.
Terzo comando: set autoindent. Anche questo comando è molto utile in quanto configurerà Vim in modo tale che ogni volta che andiamo a capo verrà conservato il livello di indentazione della riga precedente.
Quarto comando: set textwidth=80. Questo comando imposta il numero di caratteri per linea possibili. Alcuni linguaggi danno problemi con linee troppo lunghe e comunque è molto utile per questioni di leggibilità del codice. Ovviamente al posto di 80 potete metterci quello che volete ma 80 è uno “standard” piuttosto consolidato.
Quinto comando: set wrap. Utile se abbinato al precedente. Ovvero fa in modo che l’andare a capo al raggiungimento dell’80° carattere sia solo “visuale” (ovvero non inserisca il carattere di ritorno a capo). Questo serve ad evitare problemi con tutti quei linguaggi in cui l’andare a capo ha valore sintattico, ad esempio il Python.
Sesto e Settimo comando: set softtabstop=4 e set expandtab. Questi comandi magari non piaceranno ai cultori del TAB ma a mio avviso servono a mantenere alta la compatibilità fra editor del codice. Impostando questi comandi infatti il carattere di tabulazione tab verrà sostituito da 4 spazi. Se avete intenzione di programmare in python possiamo dire che questi comandi sono essenziali. In altri casi invece potete farne a meno ma ve li consiglio ugualmente.
Bene. Ora che avete scritto in .vimrc tutti questi comandi potete salvare e avviare vim digitando da linea di comando “vi nomefile.xyz”.
Comparirà un file vuoto. Alla prossima lezione vedremo di imparare a metterci mano.