Il 10 febbraio 1996 il computer Deep Blue batte per la prima volta il campione del mondo di scacchi Garry Kasparov. L’incontro finì comunque a favore del maestro russo per 4 a 2.
L’11 maggio dell’anno successivo tuttavia Deep Blue è stato in grado di aggiudicarsi la rivincita battendo Kasparov per 3.5 a 2.5. La data è da sempre citata come una delle tappe fondamentali dell’AI eppure spesso tale evento viene citato per lo più a sproposito.
Innanzitutto bisogna valutare se possiamo aggiudicare la vittoria alla mente del pc oppure semplicemente alla sua incredibile capacità di calcolare fino a 100 milioni di posizioni al secondo. Quest’ultima caratteristica è un capolavoro dell’ingegneria, dell’elettronica e dell’algoritmica ma mi terrei molto cauto a definirlo un capolavoro dell’AI.
Che gli algoritmi che analizzano ed esplorano i nodi dello spazio di ricerca di un problema assumano un ruolo fondamentale per molti aspetti dell’AI è fuori discussione. Ma essi sono una parte della disciplina, non la sua totalità.
Oltre a tutto questo anche le modalità della vittoria lasciano a desiderare. Il computer era situato a chilometri di distanza e i tecnici della IBM erano autorizzati a modificare il programma fra una partita e l’altra. Cosa che fecero per adattare manualmente il programma al gioco di Kasparov per evitare che cadesse nelle trappole sferrate dal russo e in cui Deep blue cadde per ben due volte.
IBM ritirò frettolosamente Deep blue dalle competizioni senza chiarire molti dei fatti sopracitati. Ma l’assedio al campione del mondo di scacchi non finì con Deep Blue ma proseguì ancora per anni. Ad esempio il motore scacchistico Fritz in una serie di quattro partite fra l’11 e il 18 novembre riuscì a strappare due pareggi e due sconfitte.
La mente umana quindi rimane ancora la cosa più elegante che popola il nostro sistema solare e trovo estremamente riduttivo dare del “più bravo” ad un entità in grado solamente di elaborare dati molto velocemente.
Il cervello umano è ancora insostituibile, ad esempio per inventare modi originali per avvantaggiare programmi per pc nelle sfide con i campioni di scacchi. La ricerca deve andare nella direzione dell’eleganza piuttosto che nella direzione dell’efficienza e del calcolo puro.
Perché forse la creatività è proprio il tentativo del nostro cervello di compensare la nostra inefficienza.
“Perché forse la creatività è proprio il tentativo del nostro cervello di compensare la nostra inefficienza.”
Bellissima frase 🙂
bellisimo articolo! complimenti.
Tra l’altro prima degli incontri il furbo Kasparov acquistò un mucchietto di azioni IBM..
Se avesse vinto, si sarebbe preso il premio della competizioni; se avesse perso certamente le azioni IBM avrebbero guadagnato valore.
Comunque per quanto riguarda gli scacchi, bisogna scendere a compromessi, non è pensabile memorizzare tutte le possibili permutazioni delle pedine e fare una ricerca su un albero.
Infatti si usa una tecnica ad orizzonte per espandere il grafo delle mosse fino ad un certo livello. Espanderlo tutto è impensabile e inutile. 🙂
In quest’ottica forse si rivela anche necessario adottare delle tecniche apposite per l’avversario, si riduce ancora il problema e alcuni pattern di mosse possono essere hard-coded.
Certo, diventa ancora meno intelligenza, ma d’altra parte quando noi conosciamo bene un qualcosa da fare, non ci pensiamo, lo facciamo e basta. Anche se un neuroscienziato potrebbe smentirmi.