Al di là delle “nuvole”

NuvoleDiciamocelo chiaramente, volenti o nolenti, adesso o fra qualche anno, ci troveremo sempre più costretti all’uso di sistemi di cloud computing. I sistemi cloud hanno notevoli vantaggi, primo fra i tanti quello di avere a disposizione ovunque lo stesso set di applicazioni, pronte e configurate, e i propri documenti.

Per chi viaggia molto o fa spesso uso di portatili queste caratteristiche sono la manna.

Ma il cloud porta con se anche oscuri presagi: per prima cosa ha il difetto di centralizzare in pochi server le informazioni e i dati di migliaia o milioni di utenti ma soprattutto quella di non garantire alcune libertà riguardo ai software.

Il problema delle web application è proprio questo. Sono quasi totalmente proprietarie e, anche se esistessero web application a codice aperto, non potrei modificarle a mio piacimento perché queste applicazioni girano solamente sul server remoto!

Allora ho cercato di vedere se può esistere qualcosa che mantenga i vantaggi del cloud ma ne minimizzi i rischi legati alle libertà fondamentali. Una sorta di plasma computing in cui la struttura di rete è talmente rarefatta in cui ognuno gestisce se stesso e nel contempo tutto è collegato a tutto. Dopotutto ormai qualunque PC di media potenza può gestire un piccolo server domestico.

Mi è venuto in mente di sfruttare (lato server) cose come SSH e il suo protocollo per X (che permette di aprire programmi remoti come se girassero in locale) aggiungendo loro la possibilità di formare cluster (ovvero la possibilità di “fondere” all’occorrenza due o più server facendone sembrare uno e quindi condividere dati e applicazioni).

Vabbè, probabilmente sono solo fandonie, ma il senso è chiaro. Il Cloud rischia di distruggere la mia idea di Open Source relegandola solamente agli strati più bassi di un sistema operativo (vedi Chrome OS) e se la cosa rischia di avere troppo successo la comunità Open deve essere pronta a reagire.

4 comments on “Al di là delle “nuvole”

  1. Non ho mai usato ssh ma sapevo che si poteva anche farlo con X, la tua proposta di cercare di sviluppare meglio tali servizi è l’unica reazione possibile all’accentramento di tutto da parte di multinazionali.
    Tener su un server leggero 24 ore su 24 (magari con Sheeva Plug) sul quale mettere ciò che ci pare e come più ci piace, altro che la dozzina di applicazioni Google…
    E` in momenti come questo che vorrei saper programmare, ma del resto non si può essere onniscienti.

    • Diciamo che il punto forte sarebbe la clusterizzazione di mini-server in macro-server che permetterebbe in un attimo di condividere file e applicazioni come nel cloud ma mantenendo il pieno controllo sui dati.

      Appena avrò tempo farò una proposta più accurata e tecnica. Devo studiarmi un po la situazione attuale. Se trovo un buon metodo potrei proporlo ad alcuni sviluppatori e vedere cosa ne esce fuori.

  2. Pingback: #8 – (s)Collegamenti « Idl3's Blog

  3. Non avevo ancora pensato al Cloud Computing in termini di FLOSS.

    Il rendere accessibili le macchine in una sorta di “plasma computing” mi sembra alquanto infattibile e lo stesso SSH non credo possa essere utilizzato in tal modo…